mercoledì 26 agosto 2009

18. Teocrazia

Anche se non è una forma di governo, la religione condiziona la politica, a tal punto che, in un libro di politica, non si può ignorarla. Io qui mi limito a prendere in considerazione il cattolicesimo e lo faccio prendendo a prestito il pensiero di Giovanni Paolo II.

18.1. Inettitudine dell’individuo
Secondo il pontefice, l’uomo non è capace di discernere il bene e il male. Infatti, “il potere di decidere del bene e del male non appartiene all’uomo, ma a Dio solo” (GIOVANNI PAOLO II 1993: 35). L’uomo è soltanto libero di obbedire a Dio, e lo deve fare attraverso la Chiesa. “Quando gli uomini pongono alla Chiesa le domande della loro coscienza, quando nella Chiesa i fedeli si rivolgono ai Vescovi e ai Pastori, nella risposta della Chiesa c’è la voce di Gesù Cristo, la voce della verità circa il bene e il male. Nella parola pronunciata dalla Chiesa risuona, nell’intimo delle persone, la voce di Dio” (GIOVANNI PAOLO II 1993: 117).
Secondo la chiesa, non vale il punto di vista personale e nemmeno l’impegno di approfondire la verità da parte dei singoli, i quali, per definizione, non potranno giungere alla verità. E non vale nemmeno il principio della maggioranza. La legge morale, infatti, “non viene minimamente stabilita seguendo le regole e le forme di una deliberazione di tipo democratico” (GIOVANNI PAOLO II 1993: 113).

18.2. Dittatura per libera scelta
Che tipo di governo può emergere dai suddetti presupposti ideologici? Certamente non un governo democratico.
A titolo d’esempio, vediamo come sviluppa il suo pensiero politico un religioso cattolico, che risponde al nome di R.J. Neuhaus (1994). Dopo aver espresso qualche apprezzamento nei confronti della democrazia e del principio di maggioranza, lo studioso osserva che non sempre ciò che approva la maggioranza corrisponde necessariamente alla verità (p. 90). Ci si potrebbe aspettare, a questo punto, che Neuhaus scopra l’individuo, come essere pensante libero e autonomo, e dica che lui è il vero motore del progresso umano. E invece si scopre che il religioso vuole niente meno che liberarsi “dalle sbarre dell’io autonomo” e consegnare l’individuo alla chiesa e al papa (p. 94-5). “Vincolando la propria fedeltà a qualcosa che è più grande di loro, i cattolici sanno di diventare qualcosa più di quel che sono. In altre parole, la libertà non è essere fedeli a se stessi, ma essere liberi nella verità” (p. 103). Rinunciare alla propria autonomia di pensiero: ecco l’aspirazione del cattolico!
Mi riterrei soddisfatto se Neuhaus ammettesse almeno questo: il buon cattolico rinuncia alla propria libertà per amore di Dio. E invece no: egli sottolinea l’importanza della libertà, giungendo ad affermare che “laddove la libertà non è assicurata, niente è al sicuro” (p. 166). Sta forse, il religioso, parlando di libertà di pensiero? Vuole, forse, dire che il cattolico è libero di lottare per ciò che egli ritenga, in coscienza, giusto e vero? No, affatto. Questa libertà non gli è concessa! L’unica libertà che gli viene concessa è quella di sottomettersi all’autorità religiosa e di farsi schiavo dell’istituzione ecclesiale. “La libertà è data all’uomo per rendere possibile la libera obbedienza alla verità e il libero donarsi all’amore” (p. 173). Questa profilata da Neuhaus è certamente la più feroce e oppressiva delle dittature, quella voluta per libera scelta: dalla dittatura imposta dall’esterno puoi, prima o poi, liberarti, ma dalla dittatura che tu stesso scegli chi ti potrà mai liberare?
Non c’è bisogno di leggere il libro di un cattolico: sai già dove va a parare. Qualunque sia l’argomentazione, la conclusione è sempre la stessa: la rinuncia a se stessi e alla propria libertà di pensiero. Il cattolico è uno che consegna il proprio cervello al papa, dicendo: a me non serve, gestiscilo tu. Egli non può essere convinto di nulla, perché deve sempre attenersi alla posizione del papa. Se un cattolico, per esempio, fosse profondamente convinto che Cristo approverebbe l’uso degli anticoncezionali, egli non potrebbe sostenere e diffondere questo suo pensiero fintantoché il papa dovesse rimanere di parere diverso. Se uno scienziato cattolico, dopo molti studi, venisse a scoprire una sostanza capace di rendere l’uomo più intelligente e altruista e priva di effetti negativi e volesse promuoverne l’impiego per rendere migliore il mondo, credendo così di ubbidire al comando di Cristo “moltiplicate il vostro talento”, egli non si comporterebbe da buon cattolico se non ottenesse l’approvazione del papa.
La chiesa non riconosce la libertà di pensiero. Ma allora a che serve al cattolico di impegnarsi, allo scopo di progredire, se poi ciò che egli ritenga essere vero e giusto deve passare al vaglio del papa? A cosa gli serve il cervello? Perché Dio lo avrebbe dotato di pensiero libero e autonomo? Lo studio costa sacrificio. Tanto vale starsene tranquillo e lasciarsi guidare. La dottrina della chiesa induce il cittadino ad un atteggiamento obbediente e sottomesso e, così facendo, diventa antitetica ad ogni forma di governo democratico e funzionale a governi autoritari e paternalistici, che però devono essere il prodotto di una «libera» scelta della persona.

18.3. Vantaggi e limiti
Il principale vantaggio di un regime teocratico è quello di escludere ogni dubbio dall’orizzonte personale e sociale.
Il principale svantaggio può essere ravvisato nella negazione della libertà di pensiero e di coscienza delle persone.

4 commenti:

  1. La religione non è politica il Vaticano è un organo politico a tutti gli effetti. Non so se hai letto Vaticano S.p.A. ma se non l'hai fatto te lo consiglio.

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  2. Dalla scoperta della scrittura e per i successivi tre millenni molti governi sono stati teocrazie guidate da sacerdoti-re o da re-sacerdoti. La religione è stata la prima forma di politica. Oggi questo principio è ancora valido nei paesi islamici. In Italia invece la religione si limita a condizionare la politica, ma non fino al punto da configurare un regime teocratico. Il fatto poi che il Vaticano sia un organo politico è un'altra questione.

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  3. molti sono i governi e le nazioni dove la religione direttamente o indirettamente ficca il naso nella politica... stiamo parlando di voti e non di bruscolini.

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  4. Di tutte le forme di fascismo la teocrazia è di gran lunga la peggiore...
    E un pietoso no comment, poi, sui contorsionismi religioidi (persino più stronzi di quelli berlusconiani!) attorno alla parola Libertà.

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