mercoledì 26 agosto 2009

15. Anarco-capitalismo

Dall’unione del capitalismo con l’anarchismo prende origine una particolare corrente politica, detta Anarco-capitalismo, il cui esponente maggiormente rappresentativo è considerato Murray Rothbard.

15.1. Prima di tutto l’individuo
Al centro del pensiero libertario di Rothbard c’è la concezione individualistica che vede in ciascun uomo un essere dotato di volontà, desideri, ideali e progetti, ma anche dell’intelligenza necessaria per raggiungere i suoi scopi, che sono in parte innati e in maggior misura appresi e ordinati gerarchicamente secondo il valore loro attribuito dal soggetto. Sotto questo aspetto, si deve intendere che ciascuno è padrone di se stesso.

15.2. La proprietà privata
Ma come fa concretamente l’individuo a dare soddisfazione ai suoi desideri? Per rispondere a questa domanda Rothbard ricorre alla figura di un Robinson Crusoe, ossia di un unico abitante umano di un’isola. Non avendo competitori, Crusoe è in teoria il padrone incontrastato dell’isola e di tutto ciò che essa contiene. Tuttavia, di fatto egli possiede solo ciò che “usa e trasforma”. Lo stesso avverrebbe, secondo Rothbard, se il nostro personaggio sbarcasse in un’isola già abitata. Anche in questo caso, infatti, “la sua vera proprietà – il suo reale controllo sui beni materiali – si estenderebbe in effetti solo a quelli prodotti per mezzo del suo lavoro” (ROTHBARD 2000: 66).
Ne risulta quella che può essere considerata la legge fondamentale del pensiero libertario: “Ognuno ha un assoluto diritto al controllo e alla proprietà del suo proprio corpo e delle risorse naturali inutilizzate che egli scopre e trasforma” (ROTHBARD 2000: 106). Chiunque violi tale legge è un criminale. Ecco il senso della proprietà privata secondo Rothbard. Ognuno è proprietario di qualche cosa (del proprio corpo, dei propri beni, delle proprie idee, della propria reputazione) ed è libero di farne l’uso che vuole, e a nessuno è dato di interferire nella sfera della proprietà privata del singolo individuo, nemmeno lo Stato.

15.3. Lo Stato
Se risaliamo lungo la sua storia, scopriamo che lo Stato “ha avuto origine per mezzo di un processo di violenza, conquista e sfruttamento” (ROTHBARD 2000: 362) e violando i diritti individuali. Ne consegue che lo Stato è un ente negativo, che non ha il diritto di entrare nella vita privata dei cittadini, di pretendere il loro assenso elettorale e di imporre delle tasse. Il cittadino che vota per dovere è come il soldato che è costretto a partecipare alla battaglia con l’unica alternativa tra l’uccidere o l’essere ucciso. Anche se il soldato si adopera per sterminare i nemici, ciò non vuol dire che egli abbia scelto liberamente di partecipare alla battaglia. Allo stesso modo, nemmeno il voto del cittadino è da ritenere un atto libero, e pertanto esso non è in grado di legittimare lo Stato ad interferire sulla proprietà privata di alcuno e ad imporre un carico fiscale.
Rothbard definisce lo Stato come un’organizzazione criminale che si procura le entrate (la tassazione) per mezzo della coercizione fisica e il monopolio della violenza. “Lo Stato, dunque, è un’organizzazione criminale coercitiva che si nutre per mezzo di un sistema di tassazione-furto su vasta scala e la fa franca organizzando il sostegno della maggioranza […] assicurandosi l’alleanza di un gruppo di intellettuali capaci di plasmare l’opinione popolare, ricompensati con le briciole del suo potere e con il vil metallo” (ROTHBARD 2000: 277). A giudizio di Rothbard, in una società veramente libera lo Stato non dovrebbe esistere.

15.4. Vantaggi e limiti
Porsi dal punto di vista della persona può essere ritenuto un fatto positivo.
Viceversa, escludere dall’orizzonte politico lo Stato potrebbe essere un grave errore, perché non tiene conto delle persone sfortunate, le quali, in assenza di un adeguato apporto della solidarietà sociale, non potrebbero portare a termine il proprio progetto di vita.

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