mercoledì 26 agosto 2009

1. Forme di governo

Aristotele distingue sei principali forme di governo: tre principali (monarchia, aristocrazia, politia) e tre derivate per degenerazione (rispettivamente, tirannide, oligarchia e democrazia). La monarchia è il governo di uno solo, che pensa al bene comune, la tirannide è il governo di uno solo, che pensa solo al proprio interesse; l’aristocrazia è il governo dei migliori per merito, l’oligarchia il governo dei ricchi; la politia, il governo della massa, intesa come uomini in armi, la democrazia il governo dei poveri (Politica III 7, 1279a-b).
Per Cicerone, il miglior governo è quello retto dagli uomini più virtuosi, siano tanti (aristocrazia) o uno solo (monarchia). Tra le tre forme di governo possibili (monarchia, aristocrazia e democrazia) si dovrebbe preferire la monarchia (Rep. 45, 69), anche se essa non è esente da limiti. Il governo popolare è da scartare perché è impossibile che tutti i cittadini siano virtuosi. E lo stesso vale per il governo dei ricchi. Infatti, non vi è “alcuno Stato di aspetto più snaturato di quello in cui siano stimati ottimi i più ricchi” (Rep. 45, 69). Anche Cicerone ritiene che le tre principali forme di governo possano degenerare: “dalla monarchia si origina la signoria, dalla oligarchia le fazioni, dalla democrazia perturbamenti e confusione” (Rep. 45, 69). Ora, poiché le principali forme rette di governo tendono a deviare, Cicerone indica come migliore forma di governo quella «mista», la quale contempera “tutti e tre i migliori tipi di costituzione” (Rep. 45, 69).
Fino al XVI secolo, questa visione rimane dominante. Anche Bodin, infatti, riconosce tre forme legittime di governo: “democrazia, aristocrazia, monarchia regia” (1997: 446). In teoria, “la democrazia è il regime più bello, degno e perfetto” (1997: 446). In realtà, non solo l’uguaglianza democratica è inattuabile, ma essa contrasta anche con le naturali diversità delle persone. Inoltre le masse popolari sono incapaci di realizzare un buon governo, né sono in grado di affrontare con tempestività gli affari urgenti dello Stato (Bodin 1997: 448ss).

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